Il tumore della prostata è il tumore più diffuso nella popolazione maschile con circa 40.000 nuove diagnosi annuali, ovvero 146 nuovi casi l'anno ogni 100.000 uomini. Il rapido incremento del tasso di incidenza del carcinoma prostatico è correlato all'attività di diagnosi precoce basata sul test per la ricerca dell'antigene prostatico (PSA). Infatti la maggiore diffusione di questa pratica clinica ha consentito di individuare con maggiore frequenza forme clinicamente silenti e comunque non aggressive, producendo quindi anche un'elevata quota di sovra-diagnosi e di conseguente sovra-trattamento. Ad un elevato aumento dell'incidenza infatti non corrisponde un altrettanto consistente aumento della mortalità che anzi, dopo un lieve aumento tra il 1970 e il 2000 (da 16 a 19 per 100.000/anno), risulta in riduzione. Al rapido aumento della prevalenza hanno concorso rispettivamente: 1) l'incremento dell'incidenza, che include una quota di tumori indolenti; 2) il miglioramento della sopravvivenza, conseguenza di una miglior offerta terapeutica, ma anche della diagnosi di neoplasie asintomatiche, con conseguente possibile sovra-trattamento; 3) l'invecchiamento demografico, che incide in modo particolare nel caso dei carcinomi prostatici perchè questi tumori si manifestano prevalentemente in età anziana. Scopo di questo incontro è quello di discutere fra i vari specialisti se l'aumento di nuove diagnosi di carcinoma della prostata sia realmente associato ad un sovratrattamento ed eventualmente quali strategie attuare per cercare di contenerlo e discutere le nuove possibilità di trattamento delle forme avanzate e non più responsive alla terapia ormonale.